martedì 21 agosto 2007

Brevi considerazioni sullo sciopero fiscale

Alcuni pensieri sparsi che mi sono venuti in mente dopo le recenti sparate del senatùr sull'invito allo sciopero fiscale:
  • lo sciopero fiscale non mi sembra una novità, visto che è già da tantissimo tempo praticato in privato da ampie fasce della popolazione italiana (è sufficiente vedere il livello di evasione fiscale nel nostro paese)
  • invitare la gente a non pagare le tasse (che in sostanza significa gabbare il fisco) non è apologia di reato?
  • ma Bossi non prende lo stipendio da quella Roma a cui non vorrebbe più pagare le tasse?
  • perché ogni volta che l'Umberto fa una delle sue deliranti uscite suscita le reazioni indignate degli altri politici? La miglior arma per dare a queste sciocchezze il peso che meritano non sarebbe l'indifferenza?
Per il momento mi sono venute in mente queste.

2 commenti:

  1. Pagare le tasse non è un lavoro , quindi non può esistere uno "sciopero fiscale". Può esistere un'astensione dal versamento delle imposte, quindi un venir meno ad un dovere sociale. Utilità dell'ipotesi: zero. Non serve a nulla, nessuno (se non qualche esagitato o "protetto" politico) lo può fare (altrimenti piovono cartelle), nessun governo potrebbe dire "beh, visto che non pagate, allora abbassiamo le tasse".
    Camilleri ha spesso fatto esprimere al proprio personaggio Montalbano una tipica affermazione siciliana, dialettale, rustica ma certamente efficace, che ben si può adattare a quanto proposto da Bossi & Co.: trattasi di "grandissima minchiata".

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  2. > Non serve a nulla

    Scommetto che chi non le paga non la pensa così. ^_^

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