sabato 6 gennaio 2007

Latte e psicofarmaci

La notizia non ha fatto clamore, anzi è praticamente quasi passata inosservata, almeno sui grandi media. L'Emea, l'agenzia europea per il farmaco, il 7 giugno 2006 ha abbassato da 18 a 8 anni l'età minima consentita per l'assunzione di psicofarmaci da parte dei giovani. Ne ha dato notizia il 16 novembre del 2006 il sito ECPlanet e alcuni altri, tra cui disinformazione.it.

A dire la verità, questa notizia sul sito ufficiale dell'Emea non sono riuscito a trovarla, pur avendolo spulciato per bene. Se eventualmente qualcuno che conosce l'inglese meglio di me riesce a trovarla può linkare la pagina nei commenti. In ogni caso le fonti alternative che ho citato mi sembrano abbastanza attendibili.

In pratica, grazie a questa nuova direttiva, potranno essere prescritti ai bambini dei veri e propri farmaci che creano dipendenza, tipo il Prozac, noto antidepressivo, e simili. Nel nostro paese, sempre secondo quanto riportato da ECPlanet, circa 850.000 bambini soffrono già di dipendenza da psicofarmaci, e questo prima ancora che venisse approvata questa nuova direttiva. Secondo quanto riportato da Wikipedia, questo provvedimento è stato fortemente criticato da tutta la comunità scientifica e dai media, per via della clausola che prevede la somministrazione del farmaco dopo 4/6 settimane di terapia psicoanalitica che non abbia dato qualche risultato. E questo perché è unanimemente riconosciuto dagli addetti ai lavori che nessun tipo di terapia psichiatrica può dare risultati soddisfacenti in un così breve lasso di tempo. E proprio questo fatto indica come ci sia quasi una volontà (interessata?) di passare subito al farmaco; di tentare cioè di curare un malessere di tipo psichico con un principio attivo farmacologico. Se a questo aggiungiamo che il Prozac, sempre secondo Wikipedia, è il terzo farmaco più venduto al mondo, possiamo tranquillamente provare a fare 2 + 2.

Accanto al Prozac, utilizzato appunto per curare forme più o meno gravi di depressione, abbiamo un altro farmaco, il Ritalin, che è un'amfetamina utilizzata negli adulti e nei bambini per curare quella che viene chiamato HDAD (Disordine dell'iperattività e defict dell'attenzione), sindrome questa che non è classificata come malattia ma come disturbo. Questo psicofarmaco, che in Inghilterra è classificato tra le 20 droghe più pericolose in assoluto, e figura in questa graduatoria a fianco dell'LSD e prima addirittura dell'Ecstasy, è utilizzato insieme ad altri simili da circa 6 milioni di bambini negli Stati Uniti.

I due esempi che ho citato sembrano indicare come sia in atto una pericolosa tendenza a risolvere problemi di disagio giovanile coi medicinali. E tutto questo porta a pensare (ma è un'ipotesi) che ci sia dietro una manovra speculativa delle multinazionali del farmaco. E' infatti opinione comune di medici e psichiatri che la cura di questi disturbi vada affrontata a livello farmacologico con estrema cautela, e solo quando sia dimostrato che ogni altro tentativo non ha prodotto risultati apprezzabili (eventualità questa - come dicevo - difficilmente verificabile dopo 4/6 settimane di tentativi).

Raffaele Morelli, medico e psichiatra che non ha bisogno di presentazioni, ha recentemente affermato che il senso di disagio che può essere presente nel bambino va attentamente indagato per cercare di capirne le cause, che spesso risiedono in un difficile rapporto con la famiglia e/o con l'ambiente in cui vive, e non si può risolvere semplicemente imbottendolo di farmaci o facendosi "consigliare" dalle multinazionali del farmaco.

Per chi voglia saperne di più, o approfondire l'argomento (che - mi rendo conto - ho trattato in maniera veloce e superficiale non essendo un addetto ai lavori), segnalo il sito internet giulemanidaibambini.org, un portale che si occupa approfonditamente del problema dell'uso (e abuso) degli psicofarmaci da parte dei bambini, i quali, forse, al di là di tutto, pagano la mancanza di dialogo e di tempo dedicato loro da parte dei genitori (e qui, purtroppo, mi metto anch'io), troppo spesso sostituiti dalla tv.

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