martedì 24 ottobre 2006

Un banchiere speciale

Il signore che vedete al centro della foto qui a sinistra (clic per ingrandire) si chiama Muhammad Yunus. Probabilmente, ai più, questo nome dirà poco o niente, perché in effetti la sua vicenda non ha avuto un eco e una risonanza molto ampia, almeno non quanto hanno avuto nella stessa occasione altri personaggi.
Si tratta di colui che ha vinto il Nobel per la Pace 2006, ed è un banchiere. Strano vero? Un banchiere che vince il Premio Nobel.

La cosa può sembrare strana perché noi, in genere, abbiamo un concetto un pò stereotipato del banchiere (spesso e volentieri non rispondente a verità): classico uomo d'affari, magari un pò cinico, in genere benestante e poco incline a fare qualcosa per niente. I banchieri ci fanno venire in mente i Geronzi, i Fazio; ecco perché ci riesce difficile associare un esponente di questa categoria a un Nobel.
E in effetti Muhammad Yunus è sì un banchiere, ma un banchiere speciale.

Originario del Bangladesh, si è laureato in economia presso l'università pakistana di Chittagong, ed ha poi conseguito un Ph.D. (l'equivalente di un dottorato di ricerca italiano) presso la Vanderbilt University di Nashville (Tennessee). Coi titoli di studio acquisiti, Muhammad avrebbe potuto tranquillamente iniziare una brillante (e redditizia) carriera come economista negli Stati Uniti, e invece ha preferito tornare nel suo paese, il Bangladesh. Qui ha ricoperto alcune cariche di un certo prestigio, tra cui direttore del Dipartimento di Economia presso l'università in cui si è laureato.

Nel '74 la svolta. Yunus si è reso conto, cercando di analizzare da vicino i "meccanismi economici" che erano alla base dell'immensa indigenza in cui versavano molti villaggi della sua regione, che questa povertà era in gran parte dovuta non all'ignoranza e alla povertà degli abitanti di questi villaggi, ma all'impossibilità per costoro di ricevere aiuto finanziario per poter avviare un qualsiasi tipo di attività. E' noto infatti che gli istituti bancari convenzionali esigono solide garanzie prima di erogare fondi e finanziamenti; e che garanzie poteva offrire chi si trovava in certe condizioni?

Dopo essersi reso conto dell'abisso esistente tra le teorie economiche che gli sono state insegnate e la realtà, decide di inventare qualcosa di diverso e di innovativo per tentare di contrastare la povertà: nasce l'idea del microcredito.

Questo strumento finanziario, ideato appunto da Yunus, consiste in una specie di "prestito sull'onore" di basse somme di denaro, sufficienti però a permettere alle piccole comunità di villaggi di avviare piccole forme di "imprenditorialità" sganciandosi dai meccanismi di vera e propria usura a cui doveva sottostare chi cercava di ottenere aiuto economico.

Nel 1976 fonda la Grameen Bank, "la banca dei poveri", come è stata soprannominata: un istituto di credito per certi versi rivoluzionario, che basa la strategia di cessione di prestiti non sulla solvibilità, ma semplicemente sulla "fiducia", sull'idea che i poveri abbiano un potenziale di capacità e attitudine sotto stimato. La cosa qui da noi fa sorridere, e di primo acchito viene da pensare che questo signore sia un povero matto. Eppure i risultati gli danno ragione. La Grameen Bank è in attivo e si calcola che circa il 98% dei prestiti venga restituito.

Il progetto di Yunus ha dato il la a tutta una serie di iniziative simili, anche da parte di banche tradizionali e perfino dalla Banca Mondiale, che ha avviato alcuni progetti basati su questo sistema. L'Accademia di Oslo ha scelto Muhammad Yunus tra 191 aspiranti, adducendo questa motivazione: [...] "Una pace duratura non può essere conseguita se non facendo sì che riescano a superare la povertà ampi strati della popolazione". [...]

Certo che, come scrivevo sopra, questa cosa, rapportata al sistema bancario tradizionale che ben conosciamo, fa un pò sorridere; sarebbe interessante infatti vedere l'espressione del direttore della nostra banca qualora provassimo a chiedergli un prestito sulla "fiducia".

Lampante dimostrazione che il Nobel non è per tutti.

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